Una storia semplice (1991)

Una storia semplice (1991)

Anno 1991

Paese Italia

Durata 96 minuti

Genere Drammatico

Regia Emidio Greco

Attori Gian Maria Volonté, Ricky Tognazzi, Ennio Fantastichini, Massimo Dapporto, Massimo Ghini, Paolo Graziosi, Gianluca Favilla, Omero Antonutti, Macha Meril, Gian Marco Tognazzi, Tony Sperandeo

Data uscita N.D.

Fotografia Tonino Delli Colli

Montaggio Alfredo Muschietti

Musica Luis Enríquez Bacalov

Sceneggiatura Emidio Greco, Andrea Barbato

Trama
La sera della vigilia di S. Giuseppe, l’anziano diplomatico Giorgio Roccella, assente dal paese da molti anni, chiama la polizia di Monterosso perché nella propria villa isolata ha trovato qualcosa di strano. Il brigadiere andrebbe subito, ma il commissario gli dice di aspettare l’indomani, perché la telefonata potrebbe essere uno scherzo, e di non cercare lui comunque, che andrà a passare la festa in campagna. Ma il mattino seguente il brigadiere e un agente trovano nella villa il cadavere del proprietario (ucciso da una Mauser, che è accanto a lui) e col braccio appoggiato su di un foglio, su cui ha scritto: “Ho trovato”. Inoltre i molti magazzini che circondano il cortile sono sprangati con catenacci nuovissimi. Giungono il questore, il colonnello del carabinieri e il commissario, e la prima ipotesi è di un semplice suicidio. Ma il brigadiere è certo invece trattarsi di omicidio, e lo stesso pensa il professor Franzò, vecchio amico del morto, che depone di aver ricevuto una visita dal Roccella, appena giunto in paese, e più tardi una sua telefonata allarmata, in cui comunicava di aver trovato installato nella villa il telefono (a sua insaputa) e di aver rinvenuto un certo quadro di valore, da tempo sparito. Però, essendo in dialisi, Franzò non ha potuto raggiungere subito l’amico che nel frattempo è morto. L’indomani, poiché il treno è fermo nella campagna da lungo tempo, il capotreno chiede ad un rappresentante di medicinali, che passa lì vicino in auto, di andare ad avvertire il capostazione della stazioncina di Monterosso. Ma, poiché il disco resta rosso, il capotreno va personalmente a piedi alla stazione, dove trova il capostazione e il manovale ammazzati. Intanto è giunto anche il procuratore della Repubblica, ex alunno del professor Franzò, che questi ha sempre giudicato un inetto. Il rappresentante di medicinali va poi a deporre che egli ha portato il messaggio a colui che ha creduto il capostazione, ma ha anche visto due uomini che arrotolavano la tela di un quadro. A questo punto il commissario, durante un sopralluogo alla villa, dove ha appena dichiarato di non essere mai stato, trova invece subito un interruttore nascosto. Perciò la mattina dopo spara per uccidere il brigadiere, che però si salva e uccide il superiore. Le autorità decidono di archiviare come incidente la morte del commissario. Ormai tutto è chiaro. Il commissario, evidentemente implicato in attività criminali, aveva ucciso Roccella, presentandosi alla villa in qualità di poliziotto; la “merce” preziosa, che vi veniva conservata, era stata trasportata di notte alla stazioncina, dove c’erano complici, poi uccisi, e il rappresentante non aveva visto i due cadaveri. Ora egli riparte, ma subito riconosce nel viso di un prete della zona, padre Cricco, quello dell’uomo che egli ha creduto il capostazione. Vuol tornare alla polizia, ma poi decide di proseguire il viaggio per evitare guai.

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