Una fredda mattina di maggio (1990)

Una fredda mattina di maggio (1990)

Anno 1990

Paese Italia

Durata 102 minuti

Genere Drammatico

Regia Vittorio Sindoni

Attori Francesco Bonelli, Roberto Ceriotti, Roberto De Francesco, Gabriele Ferzetti, Leonardo Ferrantini, Pietro Ghislandi, Claudio Lizza, Marie Laforêt, Margaret Mazzantini, Alessandra Acciai, Teresa Ricci, Sergio Castellitto

Data uscita N.D.

Fotografia Safai Teherani

Montaggio Alberto Gallitti

Musica Riz Ortolani

Sceneggiatura Graziano Diana

Trama
A Milano, nel 1976, inizia il periodo dei tremendi “anni di piombo” italiani: proliferano i NAP, le BRIGATE ROSSE ed altri movimenti di estrema sinistra e di estrema destra, seminatori di terrore e di sangue, passati rapidamente dalle intimidazioni, gli attentati-avvertimento e i sabotaggi a forme sempre più violente di terrorismo ideologico e politico. Fra questi, PRIMA LINEA comincia ad affermarsi anche a Milano, fin negli ambienti “bene” di una borghesia disinvolta e permissiva. L’affermato giornalista milanese di un importante quotidiano, Ruggero Manni – ad appena trent’anni già inviato speciale e stimato esponente sindacale – spicca fra coloro che cercano di scoprirne le motivazioni e le cause. Non troppo ben visto nell’ambiente redazionale del quotidiano, a motivo delle sue idee e del suo prestigio, si trova via via sempre più isolato dopo che ignoti terroristi, a titolo dimostrativo, hanno sparato alle gambe di un anziano collega. A Manni capita di leggere un volantino rivendicatore dell’attentato, contenente espressioni che l’hanno allarmato: solo qualcuno che frequentava personalmente il collega poteva usare quelle frasi. Non ne parla con nessuno, ma comincia a indagare attentamente, con metodo, con ostinata precisione e determinazione, per individuare i responsabili, imponendosi orari stressanti al punto da trascurare la moglie Lia e il figlio, ai quali è attaccatissimo. Avverte così indubbi segni di ostilità tra i colleghi, nella redazione del medesimo giornale, e scopre la militanza, nelle file di un’organizzazione sovversiva, di giovani insospettabili, figli di amici. Gli giunge pure qualche chiaro avvertimento che lo colloca “primo nella lista” delle prossime esecuzioni. Consapevole del rischio che corre, non ripiega, ma prosegue nelle sue indagini con crescente determinazione e mirabile coraggio morale, convinto di dover fare la propria parte, costi quel che costi, perché “possa essere meno assurda la società” in cui, un decennio più avanti, si troverà a vivere la propria adolescenza il figlio tanto amato. Cadrà assassinato con sei colpi di pistola, recandosi come di consueto al giornale, una fredda mattina di maggio.

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