Ternosecco (1986)

Ternosecco (1986)

Anno 1986

Paese Italia

Durata 125 minuti

Genere Commedia

Regia Giancarlo Giannini

Attori Giancarlo Giannini, Victoria Abril, Franco Angrisano, Armando Brancia, Ugo Calise, George Gaynes, Antonino Iuorio, Gea Martire, Enrico Maisto, Tommaso Palladino, Lino Troisi, Ernesto Mahieux

Data uscita N.D.

Fotografia Marcello Gatti

Montaggio Franco Fraticelli

Musica Andrea Venturoli, Antonio Infantino

Sceneggiatura Giancarlo Giannini, Lino Jannuzzi

Trama
In una calda notte d’estate, Raffaele, l’anziano gestore di un banco-lotto napoletano, viene brutalmente strangolato nel proprio alloggio. Al piano di sopra abita la figlia Brigida con il consorte Domenico Aniello Capatosta, Mimì per gli intimi, celeberrimo per saper tradurre i sogni in numeri da giocare. La Polizia accusa lui del delitto e Mimì si ritrova in carcere, mentre della giovane donna si occupa subito e con dubbia sollecitudine l’avvocato Parente. In carcere, Mimì diventa il beniamino di don Salvatore, uno dei più potenti – se non il maggiore – capi della camorra, che in galera vive con ogni comodità contornato di teppistelli e trasmettendo incessantemente ordini all’esterno, (complice perfino una delle suore di un orfanotrofio da lui aiutato). Il boss prende in simpatia Domenico, lo promuove ad assaggiatore dei cibi, ma soprattutto è affascinato dalla capacità del poveraccio di interpretare i sogni e di azzeccare numeri in grandissima maggioranza esatti in previsione, di azioni criminali da compiere. Mentre la moglie di Mimì è diventata l’amante di Parente – che è un boss lui pure -, due uomini in città vengono uccisi per ordine del prigioniero di Poggioreale. Gli altri soci lo temono e vorrebbero impadronirsi delle compromettenti carte che don Salvatore conserva in cassaforte nel suo domicilio. Poi, per completare le proprie vendette, don Salvatore riesce a fare uscire Mimì per spiare e impaurire i soci, implicati in contrabbando di droga e sigarette, in loschi appalti ed affari di ogni genere. Morto avvelenato don Salvatore, Mimì inutilmente cerca le carte del defunto che non si trovano (nella cassaforte c’è solo il di lui ritratto e ghignante per giunta). Uno ad uno i soci del gruppo, i grossi capi della camorra locale perdono la vita, chi per naufragio, chi per uno scoppio vicino ad un cantiere edilizio per terremotati (e Mimì è sempre sul posto, alternando numeri da giocare e paura di vivere), chi nella grande cella frigorifera dell’istituto di orfanelle (dove i quarti di bue stanno al riparo insieme alla droga di importazione) e di là lo sfortunato Mimì esce, per parte sua, praticamente surgelato. Lo scontro finale è con Parente, il superstite della odiosa banda, che riceverà da Mimì le famose carte, fin qui da questi occultate, ma che verrà ucciso dalla moglie del giovanotto, nel momento in cui essa apprende dalle labbra del marito che fu proprio Parente ad uccidere papà Raffaele. Però Mimì accusa della sparatoria se stesso e si consegna al carcere, dove ritorna più riverito e rispettato di prima.

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