SONO SEDUTO SUL RAMO E MI SENTO BENE (1989)

SONO SEDUTO SUL RAMO E MI SENTO BENE (1989)

Anno 1989

Paese Cecoslovacchia

Durata 108 minuti

Genere Commedia

Regia Juraj Jakubisko

Attori Ondrej Pavelka, Marketa Hrubesova, Boleslav Polívka, Viliam Poonyi, Deana Horvanthova, Stefan Kvietik, Miroslav Machácek, Julia Mrvova

Data uscita N.D.

Fotografia Laco Kraus

Montaggio Patrik Pais

Musica Jiri Bulis

Sceneggiatura Juraj Jakubisko, Josee Pasteka

Trama
Nel maggio del 1945 anche in Cecoslovacchia la guerra può dirsi finita: tra i residui focolai e le cannonate contro i tedeschi in ritirata e nella sarabanda di reduci, sbandati e contadini che tornano alle loro case, stringono amicizia Prengel, un soldato mite che arriva addirittura dall’Italia, ed un ameno saltimbanco, Pepe, sopravvissuto al lager. Vivendo di baratti e arrangiandosi, i due giungono alla dimora di Prengel fra i boschi, ma la casa è distrutta e la famiglia sparita. Insediatisi nell’abitazione di un ebreo deportato, dopo aver casualmente scoperto, nascosto in una bicicletta, un tesoro di perle e caternine d’oro, i due reduci si improvvisano, con la tolleranza della autorità, fornai. Successivamente conoscono Ester, una ragazza muta dai capelli rossi, che essi, per una foto trovata in casa, credono essere figlia del deportato. Costei, sempre come assente e pressoché muta, è reduce da un bordello, dove ha subito umiliazioni e violenze di ogni sorta. Pepe e Prengel l’adorano, lavorano meglio e sembrano contenti. Poi i tempi cambiano: Ester, che ha dato alla luce una bambina non si sa di chi, viene trovata uccisa da teppisti che circolano da un paese all’altro; Pepe ha il torto di respingere le grazie di una fanatica passionaria che in nome del partito dà ordini a tutti e i due finiscono processati e poi in carcere perché, scopertosi il tesoro, hanno violato le nuove leggi sulla proprietà. Usciti un po’ incanutiti di prigione, troveranno che la bambina di Ester, sistemata in un orfanotrofio per essere indottrinata a dovere, è ormai cresciuta e felici se la riprendono. Essa è il ritratto della madre e li chiama “papini”. Vivranno tutti insieme, tra la farina e le torte e spesso saliranno sul vecchio albero fronzuto accanto a casa, installandosi fra i rami, sicuri che finalmente “stanno bene”, nell’attesa di tempi migliori.

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