SCANDALO A PALAZZO (1983)

SCANDALO A PALAZZO (1983)

Anno 1983

Paese Francia

Durata 108 minuti

Genere Drammatico

Regia Francis Girod

Attori Michel Auclair, Michel Boisrond, Albert Cervoni, Catherine Deneuve, Jacques Doniol-Valcroze, Janine Darcey, Yvette Etiévant, Guillaume Hanoteau, Michel Grisolia, Hippolyte Girardot, Matthew Pillsbury, Alexandra Stewart, Jacques Sereys, Jean-Louis Trintignant, Claude Winter, Michel Serrault

Data uscita N.D.

Fotografia Jean Penzer

Montaggio Geneviève Winding

Musica Georges Delerue

Sceneggiatura Francis Girod, Françoise Giroud

Trama
Claire Despres, affermata stilista di moda, riceve una lettera da Tokyo: “qualcuno” le chiede di abortire, perché la propria carriera lo esige. Squilla il telefono: il “qualcuno” vuol esser sicuro che la donna farà quanto le è stato richiesto. Claire risponde di no. Dieci anni dopo: il “qualcuno” è diventato Presidente della Repubblica francese. Il figlio di Claire – la quale a motivo del proprio lavoro risiede ora a Parigi ora a New York – cresce affidato alla famiglia di un’amica americana. Claire, la donna che a Parigi – in un elegante alloggio, con la sola compagnia di un gatto – vive una vita indipendente mondana e disinvolta, viene scippata da un giovane sbandato, mentre rientra sola una sera, a piedi. Fatalità vuole che nella borsetta scippata sia custodita la lettera da Tokyo, documento esplosivo per il Presidente, qualora venga reso noto. Da questo incidente prendono il via i due filoni del film: il primo riguarda la mobilitazione del Presidente e dei suoi, che, in allarme intorno a Claire per ritrovare la lettera, riescono in fine ad evitare che divenga un’arma pericolosa nelle mani dell’opposizione; il secondo riguarda le vicende della lettera, che dalle mani del ragazzo passa casualmente in quelle di un giornalista – preso fra l’altro da passione oscura – il quale non rifugge dal pescare nel torbido – anche di scandali politici – pur di far convergere interesse intorno al suo giornale. Dapprima lo sprovveduto scippatore – per un suo utopistico sogno di pubblico moralizzatore – asseconda le mire scandalistiche del giornalista con incosciente temerarietà, creando momenti di notevole imbarazzo al Presidente. In un secondo momento respinge le ambigue “avance” del giornalista e crede di poter proseguire in proprio quella sua ingenua crociata, restituendo la lettera. Ma, braccato dalla polizia, ci rimette la vita.

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