Pasolini, un delitto italiano (1995)

Pasolini, un delitto italiano (1995)

Anno 1995

Paese Italia

Durata 94 minuti

Genere Documentario, Musicale

Regia Marco Tullio Giordana

Attori Toni Bertorelli, Massimo De Francovich, Carlo De Filippi, Nicoletta Braschi, Andrea Occhipinti, Umberto Orsini, Biagio Pelligra, Maurizio di Carmine, Victor Cavallo, Eduardo Cuomo, Krum De Nicola, Vittorio De Bisogno, Claudio Amendola, Claudio Bigagli, Enzo Marcelli, Ivano Marescotti, Mimmo Mignemi, Claudia Pozzi, Rosa Pianeta, Antonio Petrocelli, Giulio Scarpati, Raffaele Serao, Francesco Siciliano

Data uscita N.D.

Fotografia Franco Lecca

Montaggio Cecilia Zanuso

Musica Ennio Morricone

Sceneggiatura Marco Tullio Giordana, Stefano Rulli, Sandro Petraglia

Trama
Il 2 novembre 1975, su di uno sterro ad Ostia vicino al mare, viene assassinato lo scrittore omosessuale Pier Paolo Pasolini. Poco prima della morte aveva invitato a salire sulla sua automobile un giovane balordo Pino Pelosi – incontrato alla stazione Termini di Roma, come afferma questi presto arrestato. Dalle prime, convulse indagini e sulla base delle dichiarazioni di Pelosi, sembrò chiaro che l’assassino era solo: Pasolini fu ucciso per i numerosi colpi infertigli con una rudimentale tavoletta raccolta sulla sabbia dello squallido luogo. Impadronitosi dell’automobile del morto, Pelosi passò sul corpo di questi fuggendo a Roma. In seguito, sulla versione sorsero non pochi dubbi: a parte l’eccesso di reazione da parte del giovane (richiesto di una prestazione particolare, a suo dire subito rifiutata), e l’arma usata (un legno sconnesso e fradicio), alcuni dettagli poco chiari o addirittura disattesi dagli inquirenti, fecero emergere gradualmente l’ipotesi che l’assassino non fosse affatto solo. L’ispettore Pigna indagò su amici (altri balordi di borgata): vennero interrogate le famiglie interessate (la cugina del poeta, Graziella Chiarcossi, e i genitori di Pino, i coniugi Rosa ed Antonio Pelosi), mentre si pensò pure al criminale intervento di estremisti violenti e alla eventualità di mandanti politici, poiché Pasolini si era fatto molti nemici e, forse, poteva essere diventato un individuo scomodo. In realtà nei suoi scritti più recenti aveva affermato che, pur non essendo in possesso di prove, “sapeva molte cose” nel campo della politica e del Potere. In sede di processo gli avvocati di Pelosi si basarono sulla minore età dell’imputato e sulla provocazione attuata dal poeta, ben noto omosessuale. Il Tribunale sentenziò una condanna “ridotta” confermata in Appello e in Cassazione, poiché le due istanze superiori evidenziarono che una complicità di terzi nel delitto era apparsa “improbabile”, malgrado la scrupolosa ed attendibile perizia del professor Cancrini.

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