MON ONCLE D’AMERIQUE (1980)

MON ONCLE D’AMERIQUE (1980)

Anno 1980

Paese Francia

Durata 125 minuti

Genere Drammatico

Regia Alain Resnais

Attori Gérard Depardieu, Nicole Garcia, Roger Pierre, Nelly Borgeaud, Gérard Darrieu, Pierre Arditi, Philippe Laudenbach, Marie Dubois, Henry Laborit, Maria Laborit

Data uscita N.D.

Fotografia Sacha Vierny

Montaggio Albert Jurgenson

Musica Arie’ Dizierlatka

Sceneggiatura Jean Gruault

Trama
Nel film s’intrecciano le vicende di tre protagonisti. Jean Le Gall (50 anni) proviene da una famiglia borghese, è sposato, ha due figli, è dirigente alla televisione francese di Stato, ha ambizioni saggistiche (una ricerca sul mito del sole), viene estromesso dall’ufficio, convive qualche tempo con Janine, è afflitto da coliche renali. Janine Garnier (trentenne) viene da una famiglia operaia e comunista, fugge di casa per fare l’attrice, poi passa a fare la stilista in una fabbrica tessile, il che la mette in contatto con Renè, lotta per il lavoro e per salvare il proprio legame con Jean. Renè Ragueneau (40 anni) cattolico praticante come la famiglia di contadini da cui proviene, sposato, due figli anche lui, lascia i campi e diviene dirigente in un’industria tessile. Tenace, metodico, conservatore, viene soppiantato da un giovane ambizioso e aperto alle nuove tecnologie. Irritato, deluso, scivolando sempre più in basso nella scala produttiva, afflitto da ulcera, Renè tenta il suicidio. Per quanto si agitino e si sforzino di capire, i tre non riescono a darsi conto dei propri comportamenti: sono infatti dei personaggi-cavie. A spiegarcelo interviene frequentemente in voce fuori campo o in immagine lo stesso Henri Laborit, alle cui idee si è rifatto Resnais per il suo film. Laborit, medico-chirurgo e poi ricercatore biologo con presunzioni di filosofo, spiega i comportamenti umani press’a poco così: non diversamente dagli animali, l’uomo è determinato dalla struttura biologica e ambientale e dagli apprendimenti dei primi tre anni: o si domina o si è dominati; uniche reazioni vitali la lotta o la fuga; nell’impossibilità si ricorre all’inibizione, che crea il blocco-angoscia, da cui derivano ulcera, cancro, follia, morte. Tutto ciò è reso filmicamente, oltre che dalle situazioni, dal continuo riferimento ai comportamenti dei topi e da frequenti inserti dei film più familiari ai protagonisti.

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