L’età acerba (1995)

L’età acerba (1995)

Anno 1995

Paese USA

Durata 110 minuti

Genere Drammatico

Regia André Téchiné

Attori Élodie Bouchez, Gaël Morel, Stephane Rideau, Frédéric Gorny, Michèle Moretti, Jacques Nolot, Eric Kreikenmayer, Nathalie Vignes, Michel Ruhl, Fatia Maite, Claudine Taulere, Paul Simonet, Elodie Soulimhac, Charles Picot

Data uscita N.D.

Fotografia Jeanne Lapoirie

Montaggio Martine Giordano

Musica Autori Vari

Sceneggiatura André Téchiné, Gilles Taurand, Olivier Massart

Trama
Il 1962 è per la Francia un anno drammatico: in Algeria l’O.A.S. semina lutti e sangue e moltissimi profughi francesi sbarcano a Marsiglia. In una cittadina del Sud-Ovest piuttosto tranquilla gli echi del conflitto scatenatosi in Africa arrivano durante le nozze di Pierre Bartolo, figlio maggiore di una famiglia di agricoltori, ora in divisa di soldato, pronto però a disertare al più presto. Pierre, che ha avuto un innamoramento per la signora Alvarez (la professoressa di lettere nel locale liceo), muore tuttavia in Algeria. Nel liceo studia per l’ultimo anno il fratello Serge, tipo brutale, ma schietto. Di lui si è innamorato l’intellettuale e ben più fragile François, scoprendosi un omosessuale, malgrado abbia trovato nella giovane Maité una compagna considerata ideale. Quest’ultima è la figlia della professoressa Alvarez: ha un carattere un po’ spigoloso, è vagamente femminista e si impegna attivamente nella locale sede del partito comunista francese. Tuttavia un altro giovane è presente e si fa notare tra gli allievi: costui è Henri, tipo più maturo e introverso, nato in Africa ed a 21 anni reduce da vari altri istituti, con carriere scolastiche tutte fallite, inclusa quella in corso. Per Henri, un “pied-noir” carico di odio per tutti i Francesi, dedito a trascorrere i giorni ad ascoltare alla radio le varie notizie, la vita è un incubo quotidiano. Egli ha parlato spesso aspramente e beffardamente con François della di lui omossessualità, oltre che con Serge e con Maité, presso la quale una sera si rifugia nella sezione del partito dopo aver rinunciato alle lezioni particolari assicurategli dal professor Morelli (che intende fargli avere il diploma) e perdendo volutamente il treno per riparare a Marsiglia, città in cui vive la madre profuga d’Algeria. Ma Maité là per là non accetta Henri, anche se ora si è allontanata dalla madre, che con la morte di Pierre è preda di una crisi depressiva. Successivamente Maité e i tre giovani fanno un’escursione al fiume, con bagno relativo: Serge appare ormai determinato ad occuparsi della sua proprietà e a dire addio ai giochi erotici dell’adolescenza; Henri, diventato meno rabbioso, possiede Maité in riva al fiume e François, respinto per le sue offerte amorose da Serge, constata che le proprie scelte sessuali sono ormai definite. Quello che rimane intatto nel gruppetto è il senso dell’amicizia reciproca, l’unico valore che sembri inattaccabile. Valutazione Pastorale: André Téchiné ha realizzato un film denso, problematico, senza dubbio interessante. È la radiografia senza cinismo e non impietosa di una condizione esistenziale, che coinvolge alcuni giovani provinciali: dei “roseaux sauvages”, vale a dire semplici “canne” di fiume e di palude, facili a piegarsi sotto venti anche deboli, ma nella loro fragilità più resistenti di querce annose e fronzute. Sono ragazzi alla vigilia della licenza liceale, di varia estrazione e temperamento, inquieti o irrequieti e in cerca di definizioni per le vite rispettive. Téchiné, tuttavia, ha inquadrato pulsioni personali sessualmente incerte e le stesse vicende (di trent’anni fa) in un contesto di guerra, di dolore e di morte – i fatti di Algeria – che incombe su tutto. Henri, il meno immaturo, è più cosciente; Serge è il più vitale e brutale; Francois il più debole che scoperta la propria omosessualità, sa ben presto di non avere altre scelte; Maité, forzatamente separatasi dalla madre, impegnata ad operare politicamente, appare in sostanza destinata alla solitudine, malgrado slanci naturali e ideologie. La dilatata cornice in cui si agitano, fremono e soffrono ne evidenzia con spiccato realismo qualità ed ombre. La guerra è lontana, ma la tragedia abbliga anch’essi più o meno direttamente alla convivenza, oltre che allo sfiorire di tante speranze, restando salva solo la certezza dell’amicizia reciproca. Il film si riscatta per la sua ottima sceneggiatura, una fotografia di grandi pregi ed una sintesi narrativa di spiccato valore. Discutibile/Pro

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