LA VITA E NIENTE ALTRO (1989)

LA VITA E NIENTE ALTRO (1989)

Anno 1989

Paese Francia

Durata 134 minuti

Genere Drammatico, Storico

Regia Bertrand Tavernier

Attori Philippe Noiret, Sabine Azéma, Pascale Vignal, Maurice Barrier, François Perrot, Jean-Pol Dubois, Daniel Russo, Michel Duchaussoy, Arlette Gilbert, Thierry Gimenez, Jean Christophe Lebert, Louis Lyonnet, Charlotte Maury, Frédérique Meininger, Bruno Raffaelli, François Caron, Pierre Trabaud, Catherine Verlor, Philippe Uchan, Jean-Roger Milo

Data uscita N.D.

Fotografia Bruno de Keyzer

Montaggio Armand Psenny

Musica Oswald D’Andrea

Sceneggiatura Bertrand Tavernier, Jean Cosmos

Trama
Sulle pianure di Verdun, ancora due anni dopo la fine della prima guerra mondiale, il Maggiore Dellaplane continua nell’arduo, penosissimo compito affidato all’ufficio da lui diretto: quello di identificare non solo i tanti reduci accolti in ospedali ed edifici di fortuna, ma i morti e i dispersi dell’immane massacro. Un giorno, fra i familiari in gramaglie che arrivano da tutte le parti per riconoscere corpi sfigurati e piccoli oggetti personali, capitano sul luogo due donne. Una è Alice, maestra di un non lontano paese, in cerca del fidanzato François, l’altra Irene, ricca, elegante e altezzosa borghese, la cui famiglia (industriali che la guerra ha arricchito) capeggiata da un senatore, insiste perché sia ritrovato il marito di lei, del quale poter essere fieri davanti al Paese. Contemporaneamente, l’ufficiale che lavora con Dellaplane è da questi incaricato, per ordine ricevuto, di trovare e raccogliere un cadavere, purché indubitabilmente francese, che il Governo ha già destinato a memoria imperitura sotto l’Arco di trionfo di Parigi. Mentre si fa urgente la ricerca del futuro Milite Ignoto, continua quella delle due donne, ora a contatto con l’angosciante, cruda realtà soprattutto di un cantiere di scavo e di raccolta, aperto nei pressi di una galleria ferroviaria minata dai tedeschi, che tuttora nasconde un intero treno della Croce Rossa. Il Maggiore, che odia la guerra e detesta i politicanti, ma svolge con puntiglio il suo difficile compito, raccoglie e raffronta innumerevoli dati, concernenti caduti e smemorati, affinché morti e dispersi abbiano almeno diritto al loro nome. Attorno a lui e ai suoi genitori si danno da fare individui che per danaro si occupano di tutte le pratiche susseguenti, oltre che scultori più o meno noti, poiché ogni Comune ha i suoi morti (e se non li ha è capace di inventarseli), pur di avere sulla piazza, scolpite sul marmo o sulla pietra, vittorie, aquile e bandiere. Fra gli artisti spera di trovar lavoro un giovane disegnatore, di cui Alice farà presto ad innamorarsi, soprattutto allorché quel fidanzato morto potrebbe essere (come brutalmente le rivela Dellaplane) un uomo sposato. Quanto ad Irene l’odore della morte e i contatti umani incideranno su di lei. Tanto più che quel Maggiore così pungente e ruvido, ma generoso, le sembra trasformato per mille piccole premure. Mutilato di guerra, divorziato e tanto brusco, in non più di tre giorni Dellaplane appare quasi un altro uomo. Eppure quando, convinta della inutilità della ricerca di un uomo che ha capito di non amare, decide di ripartire, Irene pone Dellaplane davanti ad una scelta di vita e per sempre, sfidandolo a dirle “io ti amo”, l’altro avverte il peso dei propri anni, esita e si ritrae, quasi intimidito e sgomento. Dopo che le spoglie di un ignoto sono state finalmente onorate, con vessili e Autorità presenti, il Maggiore lascia l’esercito e si ritira da pensionato in una sua proprietà fra i boschi e vigneti, a fare il gentiluomo di campagna. È da lì che ad Irene, ora residente negli Stati Uniti, egli scrive un giorno una lettera amichevole e sincera, per dirle quelle tre parole che non aveva osato pronunciare a Verdun, assicurandola che né l’età, né la lontananza potranno mai inquinarne l’intensità ed il significato.

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