La forza del singolo (1992)

La forza del singolo (1992)

Anno 1992

Paese USA

Durata 127 minuti

Genere Drammatico

Regia John G. Avildsen

Attori Stephen Dorff, Daniel Craig, Simon Fenton, Morgan Freeman, John Gielgud, Fay Masterson, Armin Mueller-Stahl, Alois Moyo, Ian Roberts, Marius Weyers, Guy Witcher

Data uscita N.D.

Fotografia Dean Semler

Montaggio John G. Avildsen

Musica Hans Zimmer

Sceneggiatura Robert Mark Kamen

Trama
Negli anni ’30 P.K. chiamato con le sole iniziali, come il suo padre morto, è un bambino sudafricano, di discendenza inglese, che a 7 anni viene mandato in collegio, gestito dagli afrikaner, perché la madre è gravemente malata, e la moria del bestiame l’ha resa povera. Il piccolo deve così lasciare la fattoria e coloro che ama: la mamma, la tata zulu (che lo ha allattato) e il figlio di lei, Tonderai, e, giunto in collegio, è subito odiato dai ragazzi afrikaner, perché è inglese. Lo perseguita specialmente il capo dei “grandi” Jaapie Botha, che lo picchia e lo umilia in ogni modo. Il bimbo, recatosi al funerale della madre, ritrova coraggio con l’aiuto della tata, e viene mandato a vivere col nonno, suo unico parente, che però lo affida presto all’amico Doc, un anziano professore tedesco il quale è stato un famoso pianista, e i cui parenti sono stati uccisi da Hitler. Doc si affeziona subito all’intelligente P.K., dal quale si fa aiutare a coltivare i cactus, mentre completa la sua istruzione. Allo scoppio della II guerra mondiale, Doc viene messo in prigione, perché tedesco, però è ben trattato: può ricevere P.K. quando vuole e gli viene anche portato il suo pianoforte. Perché diventi forte e coraggioso, Doc fa insegnare la boxe al bambino da un anziano carcerato nero, Geel Piet, affinché ne faccia un pugile, che sappia difendersi anche da quelli più grandi di lui. Infatti il ragazzo diventa un campione, usando colpi insegnatigli da Piet, che è ora suo amico, e gli fa scrivere lettere per gli altri carcerati neri, per i quali ha inventato su P.K. il mito del “mago della pioggia”, in modo che tutte le tribù lo amano e cantano in suo onore. Intanto il cattivo sergente Bormann perseguita Piet, che cerca sempre di non farsi notare, lo bastona spesso, e gli fa perfino mangiare delle feci, per umiliarlo. Ma quello resiste. Intanto Doc sta per tornare in Germania, perché la guerra finisce. Prima della sua partenza, il comandante del campo gli fa tenere un concerto in onore del commissario inglese, e Piet lo convince a suonare con lo accompagnamento vocale dei neri, guidati da P.K. il quale poi cambierà opportunamente, le parole che traduce agli inglesi. Ma, durante il concerto, Piet, trovato solo da Bormann, viene ucciso a bastonate da questi, però, prima di spirare, lo insulta: per qualche istante è stato un uomo libero. Ora P.K. frequenta la scuola superiore, diretta dal preside S.T. John che lo stima, e gli fa ottenere una borsa di studio per Oxford. Intanto continua ad essere un campione di boxe e s’innamora, riamato, di una studentessa, Maria Elisabeth Marais, figlia di un professore, che sostiene l’apartheid, ed è subito ostile al giovane. Ma la ragazza continua a vedere di nascosto l’innamorato, anche nella palestra di un afrikaner, che vi fa svolgere incontri misti fra bianchi e neri. Così P.K. conosce un giovane campione nero, Gideon Duma, che egli sconfigge, ma che diventa suo grande amico. Intanto Marais fa sorvegliare P.K. dalla polizia. Il giovane conduce Maria a vedere qual’è la vita della popolazione di colore nel quartiere nero della città, chiamato “Alexandria”, e la ragazza ne resta inorridita, tanto che, dimenticando ogni frivolezza, vuol dedicarsi ad insegnare ai neri a leggere e a scrivere, come fa Myriam, la fidanzata di Gydeon. Ma gli inglesi vietano questo insegnamento perfino in una chiesa, dove avviene uno scontro violento nel quale Maria resta uccisa. Dopo il funerale dell’amata P.K. deciso ormai a seguire solo la propria coscienza, rinuncia ad Oxford e parte con Gideon per Pretoria, dove intende dedicarsi all’integrazione fra le popolazioni sudafricane.

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