E… la vita è bella (1985)

E… la vita è bella (1985)

Anno 1985

Paese Jugoslavia

Durata 104 minuti

Genere Drammatico

Regia Boro Drascovic

Attori Milan Erak, Predag Lakovic, Dragan Nikolic, Ljubisa Samardzic, Sonja Savic, Rade Sherbedgia, Pavle Vujisic, Velimir ‘Bata’ Zivojinovic

Data uscita N.D.

Fotografia Bozidar Nikolic

Montaggio Andrija Zafranovic

Musica Vojislav Zafranovic

Sceneggiatura Boro Draskovic, Maja Draskovic

Trama
In Jugoslavia un treno in aperta campagna improvvisamente si arresta: l’anziano macchinista, da venti ore senza cambio, si è messo in sciopero. I viaggiatori riparano nella vicina locanda, dove si trova là un patetico trio di musicanti di cui fa parte anche Ana, che Vita, un parente del padrone ospita nella propria cameretta. Nell’attesa dell’arrivo della commissione che il macchinista ha chiamato per telefono a decidere il suo caso, gli sfortunati viaggiatori mangiano, bevono e ascoltano antiche canzoni popolari, che Ana intona accompagnata da una chitarra ed una tromba. I guai arrivano quando entra nella locanda Gara, proprietario di vaste coltivazioni di luppolo e prepotente ras della zona. Vita lo conosce da tempo (erano ragazzi insieme), ma prudentemente se ne sta da parte. Gara stuzzica la gente, la impaurisce, poi sottopone i musicanti ad un gioco stressante, richiedendo che una sola canzone (La vita è bella) sia ripetuta ossessivamente ora lenta, ora con un ritmo pazzesco, umiliando i tre artisti. Per rompere l’atmosfera, Vita riesce a portare fuori in jeep Gara e il suo scagnozzo per scorrazzare all’aperto (e, nell’occasione, lo scagnozzo cerca per strada di usare violenza a una donna, che tentava di andare in città per le prove di un concorso). Ormai è calata la sera. Molti dei malcapitati viaggiatori sono riusciti a salire, a scaglioni e a caro prezzo, su di un piccolo furgone che rifornisce di pollame la locanda, dove un’importante cena di affari è prevista per i burocrati della regione. Tra il cibo e il vino, corrono fra i commensali intese e intrallazzi vari. Gara vende il suo luppolo per una grossa somma, grazie alla corruzione che inquina anche il più alto e riverito funzionario locale. Poi fa cantare Ana che, volgarmente truccata da una della locanda, si produce in canzoni anche sguaiate. Il vecchio macchinista, sempre più in attesa della commissione, viene bizzarramente invitato al festino, ma ne è disgustato e piomba a terra per un malore mortale. Vita assiste impotente a tutto ciò: egli comprende bene ciò che accade, valuta comportamenti e compromessi (per lui – oppositore tenace – non sono che penose conferme) ma allorché, spente le luci, Gara porta la ragazza in camera e ne approfitta, pronto a passarla a tutti gli amici che attendono in coda alla porta, scatta alla fine e fa una strage. Poi fugge attraverso la campagna, riservando a se stesso l’ultimo colpo di rivoltella e troncando così una vita amara e delusa.

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