Don Camillo e l’onorevole Peppone (1955)

Don Camillo e l’onorevole Peppone (1955)

Anno 1955

Paese Italia

Durata 100 minuti

Genere Commedia

Regia Carmine Gallone

Attori Fernandel, Gino Cervi, Leda Gloria, Claude Silvani, Umberto Spadaro, Memmo Carotenuto, Saro Urzì, Guido Celano, Marco Tulli, Giovanni Onorato, Carlo Duse, Gaston Rey, Luigi Tosi, Ruggero Ruggeri, Emilio Cigoli, Renzo Giovampietro, Manuel Gary, Enrico Canestrini, Stefano Alberici, Vince Barbi, Mario Siletti, Spartaco Pelliccia, Gustavo Di Nardo, Giuseppe Varni, Lamberto Maggiorani

Data uscita N.D.

Fotografia Anchise Brizzi, Alberto Fusi, Alvaro Lanzoni, Ennio Guarnieri

Montaggio Nicolò Lazzari

Musica Alessandro Cicognini

Trama
In un paesino della bassa emiliana il sindaco comunista Peppone si trova costantemente in conflitto col parroco Don Camillo, benché un segreto sentimento di reciproca simpatia e comprensione tenga avvinti i due, pur divisi dalle quotidiane battaglie. Le quali divengono più violente durante il periodo elettorale, dacché Peppone è stato incluso nella lista del fronte popolare. Per dare al sindaco candidato un appoggio durante la campagna elettorale, la Federazione invia una compagna energica sì, ma non priva di attrattive personali, alle quali Peppone non si mostra insensibile. L’episodio potrebbe riuscire fatale alla tranquillità domestica del sindaco se Don Camillo non intervenisse tempestivamente per ricondurre la pace nella famiglia. Per poter aspirare all’elezione, Peppone si prepara coscienziosamente a sostenere l’esame di quinta elementare, ma non riuscirebbe a superarlo senza l’aiuto di Don Camillo, aiuto non del tutto disinteressato, giacché, in compenso, il sindaco deve mettere la sua firma sotto il progetto di costruzione di una cappella. Altri episodi mettono uno di fronte all’altro i due eterni avversari, sempre in sospetto, sempre in cerca di una rivincita. Per la chiusura della campagna elettorale Peppone tiene un discorso pieno di bolsa retorica comunista che Don Camillo, facendo suonare l’inno del Piave, trasforma in un’affermazione di patriottismo. Peppone viene eletto, rinuncia all’ufficio di sindaco e si prepara a partire. Ma non è soddisfatto: preferisce rimanere al suo paese, continuare a fare il sindaco. Ci ripensa quando è in treno, e in seguito alle parole di Don Camillo, andato a salutarlo, rinuncia al mandato e se ne torna al paese.

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