LUCIDA FOLLIA (1983)
LUCIDA FOLLIA (1983)
Anno 1983
Paese Germania Orientale (DDR)
Durata 105 minuti
Genere Drammatico
Regia Margarethe von Trotta
Attori Franz Buchrieser, Christine Fersen, Agnes Fink, Therese Affolter, Werner Eichhorn, Felix Moeller, Hanna Schygulla, Jochen Striebeck, Karl Striebeck, Peter Striebeck, Angela Winkler, Wladimir Yordanoff
Data uscita N.D.
Fotografia Michael Ballhaus
Montaggio Dagmar Hirtz
Musica Nicolas Economou
Sceneggiatura Margarethe von Trotta
Trama
Ospiti di comuni amici in una villa in Provenza, due coppie si conoscono per la prima volta. Olga, donna aperta, realizzata e indipendente, docente universitaria (che vive con il figlio e con l’amante musicista), accompagnata nell’occasione dal marito regista teatrale, incontra la più fragile Ruth, personalità frustrata (un fratello le è morto suicida), pressocché inerte e visionaria, con il marito Franz. Ruth tenta di impiccarsi, ma Franz la salva in tempo. Inizia da questo momento l’attenzione e l’amicizia reciproca fra le due donne, anche se Ruth ama, in fondo riamata, il marito, soprattutto per un recupero di attività intellettuali ed operative nell’interesse di quest’ultima (Ruth dipinge, ma solo in bianco e nero). Con siffatta ripresa, e saputo che la giovane donna ha ora cominciato a dipingere grandi tele a colori, Olga le organizza una mostra in una galleria. A questo punto, Franz, scettico sui risultati di essa, timoroso di un deprecabile scacco per la moglie, ma in definitiva geloso del forte rapporto stabilitosi fra Ruth ed Olga (da lui stesso tuttavia pregata, all’inizio della vicenda, di star vicina alla moglie), impone ad Olga di abbandonarla del tutto. Olga deve ubbidirgli, ma contemporaneamente ed inesplicabilmente anche essa è abbandonata dall’amante. Dopo un nuovo tentativo di suicidio da parte di Ruth, Olga e Ruth (che intanto si è messa ad insegnare) fanno insieme un viaggio e dei seminari in Egitto, interessate come sono ai problemi della condizione femminile sotto qualsiasi latitudine. Ma si direbbe che ormai l’amichevole rapporto ha subito una frattura: l’intervento possessivo di Franz ha distrutto a Ruth qualcosa di essenziale. In una delle sue ricorrenti visioni in bianco e nero, Ruth, anziché rivivere a livello di immaginazione il passato, “vive” l’uccisione del marito per propria mano; nonché il successivo processo: imputata del crimine, ella affermerà in sostanza, che, definitivamente “liberata”, è grata alla sua amica di averla aiutata a conoscere se stessa.
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