IL SORRISO DEL GRANDE TENTATORE (1973)

IL SORRISO DEL GRANDE TENTATORE (1973)

Anno 1973

Paese Gran Bretagna, Italia

Durata 115 minuti

Genere Drammatico

Regia Damiano Damiani

Attori Glenda Jackson, Claudio Cassinelli, Lisa Harrow, Adolfo Celi, Arnoldo Foà, Francisco Rabal, Duilio Del Prete, Gabriele Lavia, Rolf Tasna, Enrico Ribulsi, Nazzareno Natale, Margherita Horowitz, Edda Ferronao, Ely Galleani, Adele Sperati

Data uscita N.D.

Fotografia Mario Vulpiani

Montaggio Peter Taylor

Musica Ennio Morricone

Sceneggiatura Damiano Damiani, Fabrizio Onofri, Audrey Nohra

Trama
A Roma, in un istituto religioso, viene ospitato lo scrittore Roberto Solina, invitato dal polacco Monsignor Badenski a scrivere un libro che serva a discolpare l’ecclesiastico davanti ai suoi superiori. Gli altri ospiti fissi dell’istituto manifestano lentamente, agli occhi dello scrittore, la loro vera natura di persone ivi confinate dall’autorità della Chiesa: Padre Morandi è un prete operaio che ha preso parte agli scioperi con gli operai; Mons. Marcos è un vescovo cubano che ha appoggiato Fidel Castro; il professor Villa è un teologo ortodosso; Monsignor Badenski è accusato di aver parteggiato per i tedeschi nazisti; il principe Ottavio Ranieri di Aragona aveva avuto precedentemente una relazione incestuosa con la sorella Alessandra; la signora Emilia Contreras, l’amministratrice, ha fatto uccidere il proprio marito dai guerriglieri, dopo essersi innamorata di uno di loro. Verso tutti i suoi ospiti, Suor Geraldine, la superiora, usa la stessa terapia di redenzione; digiuni, mortificazioni e soprattutto confessioni individuali e comunitarie, coadiuvata in questo dal gesuita Padre Morelli. La presenza dello scrittore (che è un po’ come la coscienza critica dentro l’ambiente), ma soprattutto il disperato suicidio del principe Ottavio, sono l’occasione per mettere a nudo tutto quel clima di ambiguità che sia dall’interno che dall’esterno era andato caratterizzando la vita del convitto. Le terapie di gruppo, dirette da suor Geraldine, non impediscono l'”abbandono” del convitto (simboleggiante la Chiesa) da parte di quasi tutti gli ospiti fissi: Monsignor Marcos e Monsignor Badenski, anche se per motivi opposti, si vedono costretti ad abbandonare la Chiesa; Emilia Contreras si aggrappa affettivamente allo scrittore nella speranza di ritrovare in lui la gioia e la vita. Ben presto, però, riemergono in lei vivissimi sensi di colpa. Per questo fugge. Lo scrittore la ritrova nel convitto, dove intanto, come lei, avevano fatto rientro anche il prete operaio, il vescovo cubano e tutti gli altri: meglio la “terapia di gruppo”, offerta dal convitto, che l’effettiva libertà del mondo esterno in cui, per l’influenza della Chiesa sulle loro coscienze, si erano orami disadattati a vivere. Roberto Solina, invece, invitato egli pure a restare, rifiuta, se ne va e tenta di scrollarsi di dosso il ricordo di questa strana esperienza, rinfrescandosi il volto ad una zampillante fontana della città.

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