L’ultimo imperatore (1987)

L’ultimo imperatore (1987)

Anno 1987

Paese Francia, Gran Bretagna, Italia

Durata 160 minuti

Genere Drammatico

Regia Bernardo Bertolucci

Attori John Lone, Joan Chen, Peter O’Toole, Ying Ruocheng, Victor Wong, Wu Jun Mei, Fumihiko Ikeda, Tijer Tsou, Richard Vuu, Wu Tao, Fan Guang, Henry Kyi, Alvin Riley III, Hideo Takamatsu, Hajime Tachibana, Basil Pao, Jian Xireng, Soong Huaikuei, Jade Go, Maggie Han, Cary-Hiroyuki Tagawa, Ric Young, Dennis Dun, Chen Kaige, Lisa Lu, Ryûichi Sakamoto, Liang Dong

Data uscita 10 settembre 2013

Fotografia Vittorio Storaro

Montaggio Gabriella Cristiani

Musica Su Cong, Ryûichi Sakamoto, David Byrne

Sceneggiatura Bernardo Bertolucci, Mark Peploe

Trama
Nel 1908 a Pechino nella città proibita, l’anziana Imperatrice vedova, prossima a morire, si fa portare Pu-Yi, un fanciullo di tre anni, strappandolo alla madre e lo designa suo successore. Ultimo della dinastia Ching passerà la sua infanzia nella mitica Città, signore e padrone assoluto di uno sterminato Impero. Nel 1912, Sun-Yat-Sen proclama la Repubblica, ma il fanciullo resta là come un simbolo, prigioniero ma onorato (e inoffensivo). Successivamente, divenuto adulto va a vivere in un’altra città del Paese con le due mogli, l’istitutore scozzese Sir Reginald Johnston e alcuni fedeli, in un esilio dorato, che lo vede anche in Occidente. Poi la volontà di governare prende il sopravvento e lo spinge a compromessi: avendo nel frattempo il Giappone, spinto da mire espansionistiche, invaso e occupato la Manciuria, terra natia di Pu-Yi, questi sale sul trono di tale regione, ribattezzata Manciukuo, destinato al ruolo di re fantoccio, collaborando con Tokio, che ne condiziona a fini bellici l’effettivo potere. Finita la guerra e caduto in mano sovietica Pu-Yi trascorre, dopo la seconda guerra mondiale cinque anni in Siberia; poi nel 1949 la Cina di Mao ne chiede il rimpatrio come criminale di guerra. Dopo un decennio di rieducazione politica, l’ex Imperatore viene rilasciato dal campo in cui, con molti altri, è stato confinato: ora è un uomo comune, ha riconosciuto le sue colpe (reali o presunte) e lavora da umile giardiniere nell’orto botanico di Pechino. E nel 1967, nel momento in cui coloro che lo hanno rieducato proveranno gli insulti e le vessazioni della rivoluzione culturale Pu-Yi muore.

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