Morte di un matematico napoletano (1991)

Morte di un matematico napoletano (1991)

Anno 1991

Paese Italia

Durata 108 minuti

Genere Drammatico

Regia Mario Martone

Attori Carlo Cecchi, Anna Bonaiuto, Renato Carpentieri, Toni Servillo, Antonio Neiwiller, Licia Maglietta, Fulvia Carotenuto, Roberto De Francesco, Andrea Renzi, Alessandra D’Elia, Lucio Amelio, Annalisa Foà, Vera Lombardi, Lucio Allocca, Toni Bertorelli, Nicola Di Pinto, Franco Iavarone, Pilotto Merlino, Antonino Iuorio, Nello Mascia, Tullia Matania, Enzo Moscato, Vincenzo Salemme, Enzo Salomone, Lello Salvatori, Mario Santella, Vanni Baiano, Sergio Solli, Tonino Taiuti, Cesare Accetta, Rosa Badino, Maurizio Bizzi, Peppe Bosone

Data uscita N.D.

Fotografia Luca Bigazzi, Pasquale Mari

Montaggio Jacopo Quadri

Musica Michele Campanella, Daghi Rondanini

Sceneggiatura Mario Martone, Fabrizia Ramondino

Trama
Il primo di maggio del 1959, nella sala d’aspetto di III classe della stazione di Roma, un uomo maturo e distinto, anche se sporco, trasandato e ubriaco, viene fermato dalla polizia per un controllo: è il matematico napoletano Renato Caccioppoli, professore universitario geniale, eccentrico ed ex comunista, molto famoso a Napoli. Il mattino seguente, un commissario avverte telefonicamente il fratello maggiore del professore, Luigi, giudice e presidente di tribunale, appena tornato a Napoli dal viaggio di nozze con la moglie Emilia. Luigi è molto premuroso con Renato, cerca di fargli condurre una vita ordinata e di allontanarlo dall’alcol, mentre Emilia, cerca di stargli vicino, anche per la relazione che li ha uniti anni prima. Ma Renato le risponde con indifferenza. L’unica persona che vuole vicino è uno dei suoi allievi, Pietro, che sta preparando per il concorso a una cattedra, e a cui ha corretto, o meglio rifatto, il lavoro che deve presentare. Luigi e Renato sono molto legati fra loro, anche se tanto diversi. Mentre il giudice vorrebbe che il fratello prendesse libri, quadri o gioielli di famiglia che hanno ereditato, Renato chiede soltanto le lettere del celebre Bakunin, che era loro nonno. Egli è evidentemente un uomo amareggiato, solo e infelice, che non crede più in niente: il lavoro non lo interessa, la politica lo ha deluso, il suo matrimonio con Anna è fallito. I due sono divisi da tempo. Quando la donna torna a Napoli e gli confida d’essere incinta di un altro uomo, ma di voler abortire, mentre avrebbe voluto tenere il bambino che aspettava quando era ancora sua moglie, pregandolo di farla tornare a vivere con lui, lui rifiuta dopo averle staccato un ricco assegno per aiutarla. Entrambi sanno di essersi feriti profondamente. Fra le lezioni all’università, gli esami, che lo annoiano, lunghe passeggiate di notte per i vicoli di Napoli, incontri con amici e con estranei, il professore trascorre gli ultimi giorni della sua vita. Va anche a salutare in una casa di cura la vecchia zia inferma, figlia di Bakunin, che lo esorta a smettere di bere. Poi, ritirata la pistola da una cassetta di sicurezza, nella notte si uccide. Lo trova morto la domestica il mattino del 9 maggio. Al cimitero, per il funerale, ci sono professori, studenti e politici, e si tengono discorsi ufficiali e retorici. Don Simplicio, l’assistente di Renato, ha ottenuto per lui dalla curia il permesso per i funerali religiosi, e il professore viene sepolto nella cappella di famiglia. Anna piange appartata. Qualcuno ricorda che, al tempo del fascismo, contro il quale Renato parlava troppo apertamente, la madre lo aveva fatto chiudere in un manicomio, per salvarlo dalla prigione. Lo scomodo personaggio, in vita, come in morte, ha turbato la città.

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