DONNA D’OMBRA (1988)

DONNA D’OMBRA (1988)

Anno 1988

Paese Italia

Durata 90 minuti

Genere Drammatico

Regia Luigi Faccini

Attori Luciano Bartoli, Anna Bonaiuto, Francesco Capitano, Antonio Cantafora, Carla Cassola, Marta Guglielmi, Daniela Morelli, Roberto Posse, Francesco Carnelutti

Data uscita N.D.

Fotografia Franco Lecca

Montaggio Maddalena Colombo

Musica Luis Enríquez Bacalov

Sceneggiatura Luigi Faccini

Trama
Carla, una non più giovane coreografa, viene sorpresa dalla notizia che il padre sta improvvisamente morendo, proprio mentre è intenta a dare gli ultimi tocchi a un difficile intreccio di corpi della sua ultima, violenta, coreografia. Si precipita a casa e osserva, angosciata, accanto alla madre sopraffatta dai singhiozzi, il padre già immoto, che un medico tenta invano di rianimare. Col capo sul petto del morto, Carla bisbiglia teneramente, in una specie di trasporto lirico, tutto ciò che il padre è stato per lei, mentre la memoria rievoca, in un lampeggiare delirante, i momenti significativi di quell’intenso rapporto di adorazione-identificazione col genitore che – a sua insaputa – ha segnato in maniera indelebile la sua personalità e la sua vita. Al colmo dello smarrimento e della disperazione, Carla sale in macchina e si abbandona a una allucinante fuga senza meta, che si trasforrna gradatamente in una specie di indagine interiore sul proprio passato sentimentale, rivissuto incontrando i vari uomini della sua vita. Il viaggio sentimentale di Carla si trasfigura così in un’istintiva ricerca dei perché di quella sua tumultuosa instabilità affettiva e di quella inquieta insoddisfazione che l’ha sempre determinata a infrangere per prima ogni legame con un uomo, dal più affidabile al più banale. Nel suo vagare frenetico e in apparenza senza perché, Carla viene persistentemente tallonata – con una discrezione non scevra da qualche sfumatura d’indulgente ironia – da Gianni, il suo ultimo uomo, che ne intuisce, attraverso il convulso altalenare della mente sconvolta e l’eccentricità dei comportamenti, la tensione disperata alla normalità. Si delinea così, sia pur faticosamente l’esito della funesta esclusività possessiva della figura paterna, che, forse suo malgrado e in buona fede, ha in effetti plagiato la figlia, facendone una “donna d’ombra”, tanto estrosa, inquieta e tagliente, quanto priva di certezze.

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