Briganti (1996)
Briganti (1996)
Anno 1996
Paese Francia, Italia, Russia, Svizzera
Durata 129 minuti
Genere Drammatico
Regia Otar Iosseliani
Attori Amiran Amiranashvili, Alexi Djakeli, Lyudmila Gajntseva, Dato Gogibedachvili, Niko Kartsivadze, Nino Ordjonikidze, Guio Tzintsadze, Keti Kapanadze, Dato Tarielashvili-Ioseliani
Data uscita N.D.
Fotografia William Lubtchansky
Montaggio Marie-Agnes Blum, Otar Iosseliani
Musica Nicholas Zourabichvili
Sceneggiatura Otar Iosseliani
Trama
Ambientato in Georgia, terra di origine del regista, è una commedia amara e sarcastica sull’uso distorto e violento del potere nel corso della storia. In tre diverse epoche, nel medioevo, nel periodo stalinista e nella Parigi della seconda metà del Novecento, Iosseliani usa gli stessi attori per interpretare tre diversi episodi che dimostrano come nel corso dei secoli il potere si presenti sempre accompagnato da soprusi, violenza e morte. TRAMA LUNGA Nel Medioevo, Vano, re guerriero, domina incontrastato sui suoi sudditi e passa il tempo fra le feste e baldorie nel suo castello; quando si sente annoiato raduna i suoi cavalieri e va a fare la guerra. Tornato vittorioso dalla guerra, dopo aver ucciso, saccheggiato e violentato, il re Vano scopre che la regina non gli è stata fedele. Arresta e tortura i castellani e infine fa decapitare la sposa. Anche per Vano, re guerriero, arriva il momento della resa dei conti, dopo tanto tramare violenza: una coppa di veleno e tutto sembra risolto. Invece guarisce e la donna che voleva eliminarlo finisce in prigione. All’inizio del 1900, Vano è un abile ladro. I comunisti che in Russia tramano per conquistare il potere ne ammirano l’abilità e lo assoldano; gli offrono onori e autorità. Furti e violenza sono le armi che il partito dei “rossi” utilizza per conquistare il potere. Raggiunto l’obiettivo, vengono prelevati e uccisi l’imperatore e la sua famiglia; case e beni dei nobili sono saccheggiati e assegnati in premio ai gerarchi più fedeli del partito, tra cui, ovviamente, c’è anche Vano. Il partito al potere si organizza con agenti infiltrati ovunque. Arresti, torture orribili, delazioni. Scuola, teatro, musica, arte, scienza sono sotto controllo e chi sbaglia sparisce. I padri insegnano ai figli come si gestisce il “potere” e i figli denunciano i genitori e maestri. A casa di Vano un gerarca specialista in torture, ubriaco, gioca al tiro alla mela, posta sul capo del figlio di Vano, e si ritrova nella Lubianka a dover sperimentare sulla propria pelle le raffinate torture che aveva inventato e applicato con cinica, spietata freddezza. A Vano, un tempo ladro e poi affermato gerarca, come ai suoi colleghi scomodi il “potere” riserva un trattamento più modesto: un’iniezione. Alla vigilia del terzo millennio, Vano vive in un paese dilaniato dalla guerra civile e sta dalla parte dei duri. Al mattino, come ogni giorno, si alza, accende la sigaretta, imbraccia il mitra e va ad uccidere. Con lui cecchini spietati uccidono come cacciatori avidi di preda. Quando sono stanchi si siedono in un prato e, mentre gli artiglieri continuano a distruggere case e vite umane, incoraggiati dal “tifo” dei sostenitori come in uno stadio, loro, i killer della guerra, si riposano e cantano. Oggi, come ieri, come nel passato: il “potere” continua ad imperversare sull’umanità: cerca connivenze nella sacrestie e alle porte delle chiese; ruba; si organizza su base internazionale. Mafia, commercio di armi, guerra di cosche: anche i Paesi più “democratici” ne sono infestati. Come nel passato i giovani imparano presto: un ragazzo imbraccia il mitra e uccide genitori, parenti, amici poi chiama la polizia dichiarando di aver ucciso lui questi mafiosi.
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