Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio (1983)

Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio (1983)

Anno 1983

Paese Italia

Durata 119 minuti

Genere Commedia

Regia Sergio Martino

Attori Lino Banfi, Johnny Dorelli, Paola Borboni, Janet Agren, Mario Brega, Dagmar Lassander, Renzo Montagnani, Mario Scaccia, Adriana Russo, Milena Vukotic

Data uscita N.D.

Fotografia Giancarlo Ferrando

Montaggio Eugenio Alabiso

Musica Maurizio De Angelis, Guido De Angelis

Sceneggiatura Sergio Martino, Roberto Leoni, Romolo Guerrini, Gianfranco Bucceri, Mario Amendola, Bruno Corbucci, Franco Verucci

Trama
Il film è diviso in due episodi. Il primo – “Il pelo della disgrazia” – narra la storia di un uomo superstizioso a cui tutto comincia ad andare male dal momento in cui arriva un nuovo vicino di casa. Disgrazie, malintesi ed incidenti portano il prortagonista a cercare rimedio da un mago che dietro un lauto compenso gli suggerisce che per neutralizzare il vicino “iettatore” deve estirpargli un “pelo irto e setoso”, che secondo le stesso mago, è la causa della potenza iettatrice del soggetto. Dopo altre disgrazie e in un finale turbinoso, fatto di malintesi, il protagonista riesce a scorgere questo pelo, ma nel momento in cui finalmente sta per estirparglielo, precipita dal balcone della sua casa. Protagonista del secondo episodio – “Il mago” – è un mago illusionista di “provincia”: un guitto che tra spettacoli goffi e mal riusciti, riesce in qualche modo a sbarcare un misero lunario. Vive infatti in casa della propria fidanzata e del fratello di quest’ultima, i quali riescono in qualche modo a mantenerlo. “Le grand Gaspar”, così si fa chiamare il mago, incontra, in un periodo di magra per i suoi spettacoli, una vecchia signora: la marchesa del Querceto, che afferma di essere una strega e che gli trasmette i poteri occulti. La cosa riesce e, stupendo anche se stesso, il nostro mago diventa un vero e proprio fenomeno vivente, richiesto da tutti e creandosi una popolarità notevole. Il suo impresario gli offre di sfidare il grande Silvan; inorgoglito dai suoi successi, accetta, ma scopre di aver perduto i propri poteri in seguito alla morte della vecchia strega. In un finale triste, “Le grand Gaspar” torna ad essere il guitto di provincia che era in realtà.

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